Michelle Lanspa

Michelle Lanspa (Transnational AIDS Prevention among Migrant Prostitutes in Europe Project – TAMPEP): Michelle is from Omaha, Nebraska. She graduated from the School of Foreign Service, Georgetown university, where she majored in science and technology in international affairs with a concentration in international health. Michelle participated in many social justice activities and groups at college, including the Georgetown-UNICEF club, Education Without Boundaries (Project Argentina), and Global Justice Now (the Student Campaign for Child Survival). Michelle loves learning language learning. She learned Italian and Arabic, and had a chance to practice her language skills as an intern at the US Embassy in Rome and while studying abroad at the American University of Cairo in Egypt.



UNA PERSONA ALLA VOLTA

16 Jul

Scritto: 3 luglio 2007

Giovedì scorso, sono andata con due mie colleghe di Tampep e con Leslie, l’altra stagista di AP, a partecipare ad una missione esterna di Tampep per la strada. Questa attività si chiama Unità di Strada (UDS), ed è il cuore e l’anima del lavoro di Tampep. Un piccolo mix di dipendenti di Tampep, mediatrici culturali, volontari (di solito 2 o 3 persone), preparano il pulmino con volantini che contengono informazioni sui nostri orari d’ufficio, sull’AIDS e su altri argomenti sanitari, e sui progetti di Tampep. Un altro cesto adagiato sul sedile anteriore contiene lubrificanti, preservativi, e Gildo, il nostro amico fatto di gomma che utilizziamo quando dobbiamo spiegare alle ragazze come usare in un modo corretto i preservativi.

Devo confessarlo, non mi sentivo affatto pronta per fare l’UDS. Dopo aver gustato una cena molto rilassante a casa del direttore di Tampep, Rosanna, lei mi ha suggerito di andare con Leslie a fare l’UDS. Questa è stata una novità: infatti, era stato deciso, in via informale, che avrei dovuto aspettare il turno dopo tutti gli altri stagisti dell’ufficio. Questo perché loro partiranno presto, mentre io resterò qui fino ad Ottobre.

Mi aspettavo che le donne in strada fossero molte chiuse e forse infastidite o offese dal nostro abbordaggio. Mi sono resa conto, tuttavia, dopo aver guardato le mie colleghe in azione con le prime ragazze, che tutto quello che ci vuole è solo un sorriso caloroso, aperto, e l’onestà di fare questo lavoro. Noi ci sediamo accanto a loro sul cordone del marciapiede, ci scambiamo i nomi, e poi cominciamo a chiacchierare. Le informiamo dell’esistenza del nostro ufficio, di quando possono passare, quali materiali possiamo offrire loro gratuitamente, come possiamo accompagnarle per gli esami medici o consigliarle su altri aspetti legali. Chiediamo loro cosa sanno dell’AIDS, se la polizia o i clienti danno loro dei problemi e nel frattempo prendiamo dati delle loro situazioni personali in Italia.

Non mi sembrava che le informazioni scambiate tra noi fossero prive di rispetto. Mi sembrava che fosse il modo perfetto per raggiungere una moltitudine di donne che ha tanto bisogno di molte cose, come cure mediche, conoscenza dei loro diritti o la possibilità di tornare a casa… Nonostante i moltissimi problemi che i migranti devono affrontare nei paesi ospiti, specialmente le migranti che devono prostituirsi, io so che la conoscenza delle informazioni è un punto chiave. Pensavo, beh, le campagne d’informazione sono una grande cosa ma questo metodo di informazione sulle strade, questo veramente raggiunge ogni individuo. Questa è una conversazione con ogni donna per la strada, l’unico dialogo che scopre bisogni personali e quelli collettivi. Ed ogni ragazza aveva la sua storia, come quella che è stata a prostituirsi allo stesso angolo per sei anni, mentre un’altra è arrivata in Italia solo da due giorni. Ogni bella ragazza aveva una personalità diversa che si poteva distinguere dalla pettinatura, dal modo di parlare e dai commenti sul lavoro.

La dichiarazione che vorrei fare è che, ( pensavo questo anche prima, ma ora, con questa esperienza settimanale mi sento di urlarlo ai quattro venti)– essere una prostituta non significa essere un mostro morale. Sia le vittime della tratta o no, sia chi ha scelto la professione di prostituta o no ( dirò di più su questo discorso nei prossimi blog), sia i lavoratori del sesso, e sia anche, oso dirlo, i loro clienti, sono tutti ancora esseri umani. Il punto principale è che farsi delle domande del tipo se sia lecito legalizzare la prostituzione o no, su come fermare la tratta e la violenza sulle donne, o su come curare i clienti maschi e la società dal loro bisogno psicologico e/o psichico per l’amore a pagamento con una sconosciuta, secondo me, richiede un certo grado di realismo. Aver visto il lavoro di Tampep mi ha fatto pensare che il modo migliore di essere realisti è quello di “parlare” con le persone.

Quella notte eravamo in un quartiere industriale della città, strade dove battono la maggior parte delle donne nigeriane. Abbiamo spiegato a più di una dozzina di ragazze che avevano fra 20 e 30 anni il progetto Turnaround, un progetto relativamente nuovo di Tampep. Ritengo che questo progetto evidenzi anche l’interesse di Tampep per le ragazze singole. Nel progetto Turnaround, Tampep visiterà ragazze nigeriane che sono state incarcerate nei CPT (vedi il mio blog “Non Venire – Gli Italiani Vogliono Distruggerti” per conoscere meglio i CPT) perché erano senza documenti (non perché si sono prostituite – il mio prossimo blog si occuperà su questa situazione legale). Tampep anche accoglierà queste ragazze all’aeroporto in Nigeria e fornirà loro qualcosa da mangiare, una carta telefonica ed altra assistenza.

Il lavoro principale di Turnaround e dell’ufficio di Tampep in Nigeria consiste nell’aiutare quelle ragazze che, in Italia, hanno deciso di lasciare il loro lavoro per tornare a casa in Nigeria. Alcune di queste Nigeriane, sono ragazze che non vogliono denunciare i loro trafficanti per vari motivi e quindi non possono restare in Italia a cause della difficoltà di trovare un lavoro, poiché sono senza documenti in regola. In Italia, con ogni ragazza, Tampep fa vari colloqui per assicurarsi che è pronta per il rientro. Chiamano anche la famiglia della ragazza, o incaricano il personale dell’ufficio in Nigeria di andare a trovare i parenti della ragazza. Appena una ragazza arriva in Nigeria, questi impiegati di Tampep valutano gli obiettivi di ogni ragazza e la aiutano ad iscriversi ad un corso adatto a loro.

Tampep non ha solo organizzato un progetto e trovate persone per farle iscrivere; in realtà hanno trovato ragazze in difficoltà e le hanno aiutate a partecipare ai programmi e alle risorse disponibili per aiutarle ad aiutare se stesse. Pur ammettendo che sarebbe ideale avere il potere e la conoscenza di poter fermare la tratta umana una volta per sempre, penso proprio che lo sforzo di Tampep di capire la situazione di ogni persona e di lavorare caso per caso, stia muovendo le società verso la direzione corretta.

Posted By Michelle Lanspa

Posted Jul 16th, 2009

269 Comments

  • SIA Training

    November 7, 2009

     

    In Europe and the UK there will be interesting changes for both private security and national security – we all await more information, interesting times!

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